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21 marzo 2016

COLORO CHE CI OSSERVANO

Michael Hesemann, brillante studioso, scrittore e giornalista tedesco specializzato in parapsicologia e religione, ha partecipato lo scorso aprile al Convegno Internazionale organizzato a Lugano dal CUSI (Centro Ufologico della Svizzera Italiana). Questa volta Hesemann non ha trattato il tema dei cerchi nel grano…

I contatti, e gli incontri ravvicinati con esseri provenienti dallo spazio, ha detto Hesemann, esistono da sempre. Ne hanno parlato vari scrittori, fra cui lo svizzero Erich von Däniken, che l’ha esposta già una quarantina di anni fa nel suo libro “Ricordi dal futuro”. Questa teoria è confermata da una serie di ritrovamenti archeologici che, secondo l’ufologo tedesco, possono essere pienamente compresi solo alla luce di quanto appreso più recentemente in ambito ufologico, perché anche le teorie sostenute da von Däniken, apparivano a quei tempi poco concrete.
Ad esempio in Equador, ha proseguito lo studioso tedesco, troviamo delle statuette di personaggi vestiti con tute spaziali; in Colombia abbiamo invece raffigurazioni in oro di “uccelli” del tutto simili a moderni aeroplani. Vi sono anche delle rappresentazioni di UFO nelle pitture rupestri rinvenute in Francia e in Spagna. Infine in Uzbekistan è stata scoperte una pittura rupestre, vecchia di settemila anni, ma straordinariamente moderna quanto a soggetto, tanto che la si potrebbe prendere per un moderno fumetto di fantascienza.
Nei testi sumeri e babilonesi vi sono racconti dettagliati di dei che arrivano dal cielo. Dai sumeri abbiamo la più antica raffigurazione del sistema solare, su un sigillo conservato a Berlino e datato di 4500 anni fa. In questa raffigurazione vediamo il sole attorniato da dieci pianeti che gli ruotano intorno, una scoperta che in Europa venne fatto solo da Copernico migliaia di anni dopo. Quindi, ha affermato Hesemann, ci si può chiedere come mai i sumeri sapessero che i pianeti girano attorno al sole. E come mai conoscevano dieci pianeti, mentre noi ne conosciamo solo nove, anzi, otto da quanto la Società Astronomica internazionale ha tolto a Plutone lo statuto di pianeta.
Passando poi all’argomento dei contatti e dei rapimenti, Heseman ha affermato che se ci basiamo sugli scritti sumeri, scopriamo che esseri venuti dal cielo e chiamati Anunaki avevano istruito gli uomini. Su questo tema Zacharias Sitchin ha scritto tutta una serie di libri, rivisitando i miti riferiti agli Anunaki.
Troviamo anche dei racconti nei quali gli Anunaki mescolano il loro seme con quello delle creature che vivevano sulla terra, ossia degli ominidi, creando una nuova specie. I sumeri sostengono che l’uomo venne creato per lavorare per conto degli dei. Gli dei infatti sarebbero venuti sulla terra perché volevano dell’oro. Non si conosce il motivo per cui volevano questo oro, Sitchin dal canto suo sostiene che era per proteggere l’atmosfera del loro pianeta di provenienza e in effetti la polvere d’oro è un’ottima protezione contro le radiazioni cosmiche. Quindi l’uomo sarebbe stato incaricato di estrarre l’oro dalle miniere per conto degli dei. Questi avrebbero avuto una base sul pianeta Marte, dove in effetti sono stati avvistate strane conformazioni rocciose che potrebbero far pensare ad antiche costruzioni.
Anche nella Bibbia si trovano racconti simili a quelli dei sumeri, anzi molto più precise, ha detto ancora il relatore. Infatti la Bibbia non accenna solo ad un Dio, ma anche a molteplici dei, gli Elohim, che crearono l’uomo a loro immagine e somiglianza. Nella Bibbia si dice anche che i figli degli dei, i Ben-Elohim, arrivarono sulla terra prima del Diluvio e che si scelsero delle spose tra le donne terrestri. I figli di queste coppie sarebbero stati i giganti. Chi erano questi Ben-Elohim? Secondo i teologi si trattava di angeli caduti, ma gli angeli non possono procreare dato che non possiedono un corpo fisico.
Chi erano quindi questi giganti dell’antichità? E chi erano i loro padri, i Ben-Elohim?
Oltre alla Bibbia, ha proseguito Hesemann, abbiamo altri testi, detti aprocrifi, antichi quanto il Libro, ma ritenuti irrilevanti dal profilo religioso. Uno di questi testi è il Libro di Enoch. Enoch che era un patriarca dei tempi antidiluviani e bisnonno di Noè, narra di essersi svegliato una notte e di aver veduto due figure risplendenti accanto al suo letto. I due esseri lo invitarono a seguirli e subito tutti loro furono sollevati da un turbine di vento luminoso. Enoch descrive la terra vista dall’alto, così come gli apparve. Mentre si trovava lassù venne a sapere che esseri chiamati “Guardiani” erano giunti sulla terra per sorvegliare l’uomo e avevano avuto figli con donne terrestri. Questi scritti sono antichissimi, alcuni frammenti del Libro di Enoch sono stati ritrovati a Qumram, sul Mar Morto, insieme ai famosi Rotoli, il che dimostra che sono vecchi di almeno duemila anni.
Ma c’è un altro libro di cui si sono trovati frammenti a Qumran, ha detto ancora Hesemann, si tratta di testi tramandati sia dagli ebrei etiopi che da quelli slavi. In questi scritti è narrata la storia della nascita di Noè e di come il padre di questi, Lamech, fosse turbato quando sua moglie mise al mondo il figlioletto. Il piccolo Noè infatti aveva la pelle bianca e i capelli biondi o bianchi; era insomma molto diverso dagli altri bambini che, essendo mediorientali erano piuttosto scuri, come i loro genitori.

Lamech era disperato e diceva che quello non era suo figlio, che la moglie lo aveva tradito con uno dei Guardiani, ossia con quegli esseri che vengono citati nei libri di Enoch e che potrebbero essere i figli degli dei che si erano accoppiati con le donne umane, i Ben- Elohim. Quindi anche il piccolo Noè era un figlio dei Guardiani. Dato che il libro non ci è pervenuto completo, possiamo avere solo una conoscenza incompleta dei fatti descritti nei frammenti a nostra disposizione. Tuttavia, dato che Noé viene indicato con l’antenato dell’interna umanità e ciò significa che noi tutti siamo discendenti dei Guardiani.
Passando a quanto avvie ai nostri giorni, Hesemann ha ipotizzato nuovi incontri di donne terrestri con i Guardiani. A prova di ciò ha citato quanto narrato nel 1975 da una cittadina Americana, Betty Andreas, che sosteneva di aver subito quella che oggi viene chiamata una abduction. Betty si sarebbe svegliata nel cuore della notte, come Enoch, e avrebbe visto accanto al suo letto quattro creature che l’avrebbero condotta fino ad un oggetto luminoso che l’avrebbe rapita in cielo. Inoltre, e questo è un aspetto particolarmente impressionante, in quell’oggetto vi sarebbe stato un laboratorio nel quale le sarebbe stata praticata una inseminazione artificiale in seguito alla quale sarebbe rimasta incinta. Più avanti Betty Andreas sarebbe stata nuovamente rapita e avrebbe dato alla luce un bambino che le sarebbe stato tolto. Il bimbo in questione sarebbe stato in qualche modo un “meticcio” di umano e alieno.
Il fatto interessante, ha detto ancora Hesemann, è che quello di Betty Andreas non rappresenta affatto un caso isolato. Secondo le ricerche fatte da studiosi come John Mack, Jacobs e altri ancora, sarebbero centinaia le donne che avrebbero subito la stessa sorte. E questo non solo negli USA, ma in tutto il mondo. I bambini nati in questo modo vengono descritti come bianchissimi di pelle e con capelli biondi o bianchi, esattamente come nel racconto di 2500 anni fa viene descritto il piccolo Noé. Hesemann ha emesso l’ipotesi che questi piccoli “meticci”, siano destinati ad essere reinseriti nell’umanità in futuro, quando i contatti con gli alieni saranno più aperti, affinché possa essere fatto un nuovo passo nell’evoluzione umana.
Per quanto fantastico possa sembrare, ha dichiarato lo studioso tedesco, il fenomeno dei rapimenti è una realtà. Esistono testimonianze e anche fotografie vecchie di trent’anni, quando non esistevano i mezzi di manipolazione delle immagini di cui disponiamo oggi. Abbiamo altresì la prova dell’esistenza di cicatrici sul corpo dei rapiti, là dove sono stati prelevati loro dei campioni di tessuti. Abbiamo infine la prova degli impianti, quei minuscoli pezzi di metallo che vengono a volte trovati dai medici addirittura nel cervello di certe persone. Ora, per quanto si possa essere scettici, non si può sostenere che qualcuno si impianti volontariamente un oggetto metallico nel cervello per dimostrare che è stato rapito dagli alieni.

Inoltre le creature vedute dai rapiti sono molto simili a quelle riprodotte nelle statuette vecchie di circa settemila anni e spesso chiamate divinità-insetto dagli archeologi: esseri piccoli, con grandi teste, grandi occhi a mandorla, bocche piccole e nasi quasi inesistenti. Sono questi i Guardiani, quelli che controllano l’evoluzione umana da migliaia di anni. Raffigurazioni analoghe possono essere viste tra i reperti di un’antica cultura neolitica scoperti sul territorio dell’ex-Yugoslavia, la cultura di Vinça. Secondo gli studiosi della Bibbia, il Diluvio universale ebbe luogo circa cinquemila anni fa. In altre parole queste statuette risalgono ad un periodo precedente il Diluvio. Oggi sappiamo che la storia del Diluvio universale è vera anche se probabilmente si trattò di una catastrofe limitata ad una zona ben precisa, quella in cui oggi si trova il Mar Nero. A quei tempi in quel luogo si trovava una pianura fertile in cui vivevano delle popolazioni che furono costrette a fuggire e questo avvenne circa settemila anni fa. Il che significa quindi che queste immagini risalgono al tempo della nascita di Noé.
Quindi, secondo Hesemann, esiste un parallelismo tra le moderne abduction e quanto avvenne allora e che segnò l’inizio delle prime grandi culture. Nell’antichità tutti i grandi monarchi hanno sempre sostenuto di essere figli degli dei. Se confrontiamo questi “dei” con i Ben-Elohim, possiamo pensare che gli antichi re erano figli dei extra-terrestri. Anche secondo gli scienziati della famosa base statunitense Area 51, gli extra-terrestri sono presenti sul nostro pianeta da migliaia di anni e sono intervenuti nel nostro percorso evolutivo. Ora tutto ciò viene confermato dai reperti archeologici. Quello che è ancora considerato dagli scettici come un fenomeno indotto dalla fantascienza si rivela invece una visione molto antica. Nelle raffigurazioni più antiche gli dei non sono visti come uomini bellissimi o soprannaturali, ma come piccoli esseri con grandi teste a cono e grandi occhi obliqui. Ci dobbiamo chiedere, ha concluso Hesemann, se non siamo tutti prodotti di un incrocio genetico. Forse l’anello mancante dell’evoluzione umana va cercato nello spazio. Forse non c’è differenza tra terrestri ed extraterrestri. Non siamo soli, non siamo mai stati soli, la domanda è quanto tempo impiegheremo ad accorgercene.


Florinda Balli

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1 commento:

Serra Stefania ha detto...

Bellissimo questo articolo. ..condivido quanto si dice. Credo nella unità degli esseri viventi. ..siamo 'uno' mi meraviglio che difronte a tanta evidenza quando si parla di questo spesso si passa per persone poco sane di mente. Mi chiedo però se in realtà non sono proprio loro a voler rimanere nascosti!

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