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3 maggio 2018

Le Origini Extraterrestri dell'umanità: altre Prove a sostegno

La colonizzazione del pianeta terra da parte di civiltà aliene trova riscontro non solo nelle vestigia antiche lasciateci a testimoniare il loro passaggio quali le mura megalitiche, i manufatti, siti misteriosi sparsi per il mondo (Baalbek in Libano, Gobeklitepe in Turchia, Giza ecc…), ma anche nei testi sacri troviamo importanti riferimenti circa le origini “aliene” dell’umanità, a sostegno degli scavi e dei reperti archeologici.

RIFERIMENTI “ALIENI” NEI SACRI TESTI

“In quel tempo vi erano i giganti sulla terra e anche dopo, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini, le quali generavano loro dei figli. Sono essi quegli eroi famosi fin dai tempi antichi”. (Genesi, cap. 6 v. 4)

Chi erano questi giganti? E cosa si nasconde dietro la distinzione tra “figli di Dio” e “figli dell’uomo”? Gli eroi famosi fin dai tempi antichi non possono che essere delle creature con poteri eccezionali, dèi ancestrali che la storia classica ci ha tramandato attraverso le gesta dei miti della mitologia e della tragedia greca. 
Cosa intendevano gli antichi greci per “deus ex machina” il dio dalla macchina, era forse una divinità che scendeva da una macchina o da qualcosa di tecnologicamente avanzato? 
Se si analizza anche Ezechiele con i passi 43,4 si evince come tale profeta avesse fatto esperienza di un qualche tipo di contatto alieno. 
Infatti Ezechiele, Enoch ed Elia furono tra i primi uomini a vivere un esperienza a bordo di navi spaziali. 

Nelle Sacre Scritture, come in altri testi sacri, sono presenti numerosissime descrizioni di astronavi aliene fatte con le conoscenze dell’epoca, le quali sorprendono per la loro precisione descrittiva, tale che le descrizioni di tali astronavi sono perfettamente coincidenti con le astronavi aliene che vengono scientificamente documentate negli ultimi secoli. 
I primi a sostenere ufficialmente che le Sacre Scritture contenessero episodi UFO furono l’astronomo statunitense Morris Jessup e lo scienziato sovietico Matest Agrest. Ad esempio, le circostanze della distruzione di Sodoma e Gomorra richiamano alla mente un’esplosione nucleare come avrebbe potuto essere descritta da un osservatore vissuto in tempi antichi; in particolare, l’onda d’urto provocata dall’esplosione nucleare avrebbe spazzato i giacimenti di salgemma del Mar Morto e investito la moglie di Lot, trasformandola in una “statua di sale”. Inoltre è fin troppo evidente l’obbligo di non doversi girare per non guardare la luce dannosa dell’esplosione nucleare.

La Bibbia parla di patriarchi, come Enoch, che vengono rapiti in cielo da oggetti volanti misteriosi, e dell’apparizione ripetuta di uomini misteriosi al servizio di Dio che sono dotati di alta tecnologia, come dimostra l’episodio in cui questi uomini misteriosi colpiscono con raggi abbaglianti delle persone spregevoli che volevano entrare in casa di Lot. 
Nei libri apocrifi di Enoch, si parla di Enoch che viene portato nello spazio da astronavi ed incontra Angeli astronauti, che gli mostrano la terra vista dallo spazio, ed altri esseri “bianchi” simili ma non uguali agli uomini (presumibilmente gli alieni detti “Grigi”).

I veicoli UFO nelle Sacre Scritture sono descritti come: il carro di fuoco ed il turbine che rapiscono in cielo il profeta Elia, la gloria di Dio che appare nel deserto al patriarca Ezechiele, la misteriosa colonna di fuoco (che di giorno assomiglia ad una nube) che indica a Mosè e agli ebrei la via dell’esodo, l’astronave madre sigariforme al cui passaggio si aprono le acque del mar Rosso, ed il disco che indica la via ai re Magi alla nascita di Gesu Cristo, scambiato dai molti per la stella cometa, e ancora, centinaia di citazioni, tra cui serpenti piumati, perle, turbi, carri celesti e nuvole: tutti UFO descritti come meglio potevano persone di quei tempi.
Così Abramo vide di notte passare su un punto preciso due misteriosi veicoli che egli descrisse come una fiaccola ardente e un forno fumante, in pratica un classico UFO tubolare luminoso ed un ancor più classico disco volante luminoso con la famosa nebbiolina che lo circonda. 
Così il profeta Ezechiele sul fiume Kebar commentava un disco volante con le conoscenze dell’epoca: una nuvola con dentro una ruota con sopra una cupola e con sotto dei carrelli di atterraggio. Inoltre non bisogna dimenticare un vero e proprio cibo alieno: la manna.

Da antiche ricerche fatte sulla Bibbia vengono alla ribalta testimonianze di segnalazioni circa la presenza di extraterrestri sul nostro pianeta già ai tempi del vecchio testamento. La Bibbia non è l’unico testo a narrare della visita di questi visitatori, ci sono grandi opere storiche che raccontano di questi esseri. 
Un esempio lo si trova nelle credenze indù. Visnù uno dei tre grandi Dei indù era di origine celeste. Il Ramayama è una scrittura che narra di Rama una delle incarnazioni di Visnù ed è piena zeppa di testimonianze di astronavi mosse da forze sconosciute alla natura umana.


Qui di seguito, la descrizione di quello che sembra essere un moderno UFO: 

“Allo spuntare dell’alba, Rama prese il carro celeste… e si appresto alla partenza. Autopropulso era quel carro …immenso e finemente dipinto. Esso si levava nell’aria ed emise un forte rumore melodioso“. 
Un altro pezzo cita:
“Il carro…che assomoglia al sole …fu portato dal possente Ravan, quell’eccellente carro aereo, che va ovunque si voglia è pronto per te. Esso assomiglia a una nube risplendente in cielo…“. 
Il trimillenario poema Mahabharata scritto in sanscrito fa allusioni precise al fenomeno UFO: “Un missile fiammeggiante…che emise una luminosità di un fuoco senza fumo...” Il missile ruota, irraggia luce, è azionato da un congegno riflettente circolare e lascia una scia di calore incandescente. 
Antichi libri tibetani parlano di oggetti volanti che emettevano un bagliore e che venivano usati da persone di un certo grado religioso. 
Tornando ai riferimenti nella Bibbia negli Ebrei 1:2 si legge: “(DIO) ci ha in questi giorni parlato mediante il suo Figliuolo, che ha designato erede di tutte le cose, con le quali ha inoltre fatto tutti i mondi“(1). E’chiaro che non si parla di un solo mondo. 
Negli Ebrei 11:3 “Per mezzo della fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio, così che le cose che si vedono non furono fatte di cose visibili“. 
Il Vangelo di Giovanni 14:2 riporta: “Nella casa di mio Padre ci sono molte dimore, se cosi’ non fosse ve l’avrei detto. Io vado a preparare il posto per voi“. 
Non è logico pensare che Cristo fosse l’unico abitante del suo mondo. 
In Giovanni 8:23 si trova: “Egli replicò, Voi siete di quaggiù, io sono di lassù. Voi siete di questo mondo, Io non sono di questo mondo“. 
Da questo si evince che noi siamo di questo mondo, mentre Egli era nato su questo mondo, ma non era di questo. E’ un punto che indica come un essere di un mondo più evoluto si sia offerto come volontario per nascere qui sulla Terra, questo con l’unico scopo di guidare ed aiutare l’umanità nella sua evoluzione spirituale.

LA “SCOMODA SCOPERTA” DI UN PADRE SALESIANO: CARLO CRESPI

La storia di Padre Crespi è una delle più enigmatiche mai raccontate: una civiltà sconosciuta, manufatti incredibili, enormi quantità d’oro, simboli appartenenti ad una lingua sconosciuta e strane rappresentazioni che collegano l’America Precolombiana agli antichi Sumeri. La cronaca degli eventi, e il modo in cui sono stati trattati, secondo molti rivela ancora una volta una cospirazione per nascondere la verità sulla storia dell’umanità.

Padre Carlo Crespi nacque a Legnano (Milano) nel 1891 e morì nel 1982. E’ stato un prete missionario salesiano che ha vissuto nella piccola città di Cuenca, in Ecuador, per più di 50 anni, dedicando la sua vita al culto e alle opere di carità. Il religioso era una persona dai molti talenti: è stato educatore, botanico, antropologo, musicista, ma soprattutto un grande umanista.

Nel 1927, la sua vocazione missionaria lo ha portato a vivere fianco a fianco con gli indigeni ecuadoregni, facendosi carico degli indigeni e conquistandosi il rispetto della tribù dei Jibaro, i quali cominciarono a considerarlo come un vero amico.

Come segno di riconoscenza, nel corso dei decenni gli indigeni hanno donato a Padre Crespi centinaia di manufatti archeologici risalenti ad un’epoca sconosciuta, spiegando che si trattava di oggetti trovati in un tunnel sotterraneo che si trovava nella giungla dell’Ecuador. Molti di essi erano in oro, intagliati con geroglifici di una lingua sconosciuta e che ancora oggi nessuno è stato in grado di decifrare.

Gli oggetti erano stati recuperati dagli indios in una caverna molto profonda, detta in spagnolo Cueva de los Tayos, posizionata nella regione amazzonica conosciuta come Morona Santiago. La grotta, che si trova a circa 800 metri sul livello del mare, fu chiamata Tayos a causa dei caratteristici uccelli quasi ciechi che vivono nelle sue profondità.

Essendo un uomo di cultura, Padre Crespi presto si rese conto che gli straordinari manufatti presentavano inquietanti analogie con l’iconografia delle antiche civiltà mesopotamiche, suggerendo un qualche collegamento tra culture sviluppatesi su versati opposti del pianeta. Crespi era convinto che le lamine e le placche d’oro a lui donate, e da lui studiate, indicassero senza ombra di dubbio che il mondo antico medio-orientale antecedente al diluvio universale fosse in contatto con le civiltà che si erano sviluppate nel Nuovo Mondo, già presenti in America a partire da sessanta millenni fa.

Secondo Padre Crespi, gli arcaici segni geroglifici che erano stati incisi, o forse pressati con degli stampi, non erano altro che la lingua madre dell’umanità, l’idioma che si parlava prima del diluvio universale. Nella sua ingenuità di uomo di fede e di cultura, il religioso non si rese conto che le sue idee mettevano fortemente in discussione le teorie consolidate dell’archeologia convenzionale (ufficiale).
Visto che i manufatti donatigli avevano formato una collezione di oggetti davvero numerosa, nel 1960 Crespi chiese e ottenne dal Vaticano l’autorizzazione per creare un museo nella missione salesiana di Cuenca.

Quello di Cuenca è stato il più grande museo che sia mai stato creato in Ecuador, almeno fino al 1962, quando un misterioso incendio distrusse completamente la struttura, e la maggior parte dei reperti fu perduta per sempre. Tuttavia, Crespi pare sia riuscito a salvare alcuni pezzi nascondendoli in un luogo a lui solo noto.

Nel 1969, Juan Moricz, un ricercatore ungherese naturalizzato argentino, esplorò a fondo la caverna, trovando molte lamine d’oro che riportavano delle incisioni arcaiche simili a geroglifici, statue antiche di stile mediorientale, e altri numerosi oggetti d’oro, argento e bronzo: scettri, elmi, dischi, placche. Fu Crespi ad indicare a Moricz come entrare nella caverna e come trovare la giusta via nel labirinto senza fondo situato nelle sue profondità.

Nel 1972, fu lo scrittore svedese Erik Von Daniken a diffondere la notizia del ritrovamento del ricercatore ungherese. Quando la notizia dello strano ritrovamento di Moricz si sparse nel mondo, molti studiosi decisero di esplorare la caverna con spedizioni private.

Una delle prime e più ardite spedizioni fu quella condotta nel 1976 dal ricercatore scozzese Stanley Hall alla quale partecipò l’astronauta statunitense Neil Armstrong, il primo uomo che mise piede nella Luna, il 21 luglio 1969. Si narra che l’astronauta riferì che i tre giorni nei quali rimase all’interno della grotta furono ancora più significativi del suo leggendario viaggio sulla Luna.

Secondo Crespi la maggioranza dei reperti che gli indigeni gli consegnavano provenivano da una grande piramide sotterranea, situata in una località segreta. Il religioso italiano, per paura di saccheggi, ordinò agli indigeni di coprire interamente di terra detta piramide, in modo che nessuno potesse mai più trovarla.
Su molte placche e lamine d’oro erano ricorrenti vari segni: il sole, la piramide, il serpente, l’elefante. In particolare la placca dove venne incisa una piramide con un sole nella sua sommità venne interpretata dallo studioso Baraldi come una gigantesca eruzione vulcanica che avvenne in epoche remote.
Quando Carlo Crespi morì, nell’aprile del 1982, la sua fantasmagorica collezione d’arte antidiluviana fu sigillata per sempre, e nessuno poté mai più ammirarla. 
Vi sono molte voci sulla sorte dei preziosissimi reperti raccolti pazientemente dal religioso milanese. Secondo alcuni furono semplicemente inviati in segreto a Roma, e giacerebbero ancora adesso in qualche caveau del Vaticano.


Molti archeologi convenzionali hanno accusato Padre Crespi di essere un impostore o semplicemente un visionario, il quale ha spacciato come autentiche delle lamine d’oro che erano semplicemente dei falsi o delle copie di manufatti medio-orientali. Ma a prescindere dalle accuse dell’establishment archeologico, restano le fotografie e le numerose testimonianze di molti studiosi a prova della loro veridicità. Che qualcuno abbia voluto occultare i fantastici pezzi archeologici collezionati e studiati dal religioso milanese? Ma perché? Eppure, come hanno dimostrato gli studi di Richard Cassaro, i paralleli tra le culture mesopotamiche e quelle precolombiane sono palesemente evidenti.

Perchè gli archeologi di epoca vittoriana ritenevano pacifica l’esistenza di una cultura madre antecedente che avrebbe poi generato culture figlie con lo stesso sistema iconografico, simbolico e religioso? E perchè oggi questa ipotesi è avversata ferocemente da archeologi militanti che negano a tutti i costi questa possibilità? Perchè non ricercare pacificamente? Quale valenza avrebbe per l’umanità sapere che discendiamo da un unica, avanzata civiltà globale antidiluviana?


UFO DALL’INDIA?

Una incredibile scoperta è avvenuta in India riguardante pitture rupestri di 10 mila anni fa con rappresentati UFO e alieni. Il dipartimento di archeologia dello stato indiano del Chhattisgarh ha deciso di ricorrere all’aiuto delle agenzie aerospaziali statunitensi e indiane, per determinare la natura delle immagini scoperte in una regione tribale di Bastar.


La più sorprendente di queste scoperte è quella che gli scienziati hanno trovato in una grotta alcune pitture rupestri di UFO e extraterrestri che assomigliano molto agli alieni che vediamo spesso nei film oppure nella cultura popolare. Questo potrebbe significare che gli esseri umani dei tempi antichi hanno visto esseri venuti da altri pianeti. 
Leggende delle tribù locali, raccontano di oggetti volanti che sequestravano due o tre persone che non hanno fatto più ritorno a casa. Questo coincide con alcune teorie che suggeriscono contatti tra gli esseri umani preistorici e una civiltà aliena avanzata.
L’immaginazione umana è molto sviluppata, dicono gli archeologi locali, ma la forte somiglianza di queste pitture rupestri con le immagini dei film moderni è quantomeno rara e merita indagini dettagliate.


LA GRANDE MENZOGNA SULLE ORIGINI DELL’UMANITA’

“La storia dell’umanità su questo pianeta è la più grande menzogna mai raccontata e scritta. Non vedo l’ora che la verità venga esposta e che i falsi libri di storia vengano bruciati! I mass-media sono complici di un insabbiamento di proporzioni epiche”.

L’antropologo, Dott. Semir Osmanagich, fondatore del Parco Archeologico Bosniaco, il sito archeologico più attivo del mondo, dichiara che le prove scientifiche, ‘inconfutabili’, venute alla luce, sull’esistenza di antiche civiltà con tecnologia avanzata, non ci lasciano altra scelta se non quella di riscrivere la nostra storia, la storia dell’Umanità Terrestre. Un attento esame, su l’età di alcune strutture, rivela definitivamente che sono state costruite da civiltà avanzate di oltre 29.000 anni fa.

“Riconoscere che siamo testimoni di prove fondamentali dell’esistenza di antiche civiltà avanzate risalenti a oltre 29 mila anni fa, e facendo un attento esame delle loro strutture sociali, costringe il mondo a riconsiderare totalmente la sua comprensione sullo sviluppo della civiltà attuale e della sua storia”, spiega il Dott. Semir Osmanagich. “I dati conclusivi del 2008 riguardanti il sito della Piramide Bosniaca, e confermati quest’anno da diversi laboratori indipendenti che hanno condotto test al carbonio radiofonico, hanno rilevato che il sito risale a più o meno 29.400 anni fa, minimo”.

La datazione delle prove al radiocarbonio è stata fatta dal RadioCarbon Lab di Kiev, in Ucraina, su materiale organico presente nel sito bosniaco della Piramide. Il fisico Dr. Anna Pazdur dell’Università polacca di Slesia, ha annunciato la notizia in una conferenza stampa a Sarajevo nell’agosto del 2008. Il professore di Archeologia Classica presso l’Università di Alessandria, Dott. Mona Haggag, ha descritto questa scoperta come “scrivere nuove pagine della storia europea e mondiale”. La data di 29.000 anni del Parco Archeologico Bosniaco, è stata ottenuta da un pezzo di materiale organico recuperato da uno strato di argilla che si trovava all’interno dell’involucro esterno alla piramide. Ne consegue una data campione ottenuta, durante la stagione 2012, dai test fatti su materiale che si trova sopra il calcestruzzo, di 24,8 mila anni, il che significa che questa struttura ha un profilo di costruzione che risale a quasi 30 mila anni.

“I popoli antichi che hanno costruito queste piramidi conoscevano i segreti della frequenza e dell’energia. Hanno usato queste risorse naturali per sviluppare tecnologie, e per intraprendere la costruzione di scale che non abbiamo visto in nessun altro posto della terra”, ha detto il dottor Osmanagich. “Le prove dimostrano chiaramente che le piramidi furono costruite allineandole con la griglia energetica della Terra, ed erano come macchine che fornivano energia al potere della guarigione”.

Studiosi di storia antica negli Stati Uniti, hanno notizie altrettanto sorprendenti su qualcosa trovato negli angoli più lontani del globo. 
Per esempio la scoperta di Rockwall al di fuori di Dallas, Texas, è solo un esempio di come stiamo riesaminando antichi misteri che rivelano molto sul nostro passato. 
Il sito Texano è un complesso e poderoso muro di dieci miglia di diametro costruito oltre 20.000 anni fa e coperto dal suolo sette piani sotto terra. 
La domanda è: da chi è stata costruita questa struttura e per quale scopo e, soprattutto, la conoscenza data da queste civiltà del passato, in che modo può aiutarci a comprendere il nostro futuro?

Nuove tracce rivelate o antiche civiltà ri-scoperte hanno acceso una innata curiosità per le origini umane, come risulta dalla recente copertura nei media mainstream.

Scienziati lungimiranti continuano a perseguire la conoscenza del nostro passato che è utile per determinare un futuro migliore. Il rinomato autore Michal Cremo, nel suo libro Forbidden Archeology, teorizza che la conoscenza dell’avanzato Homo-sapiens è stata soppressa o ignorata dalla comunità scientifica perché contraddice le attuali opinioni sulle origini umane che non vanno d’accordo con il paradigma dominante. Sospetto piu’ che fondato…




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