14 gennaio 2011

TELETRASPORTO QUANTISTICO DI DNA

E' sorta una vera e propria tempesta di entusiasmo e critiche a seguito dei risultati di laboratorio ottenuti da Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina nel 2008, in un esperimento che riguarda l'ipotetica capacità del DNA di inviare una sorta di impronta elettromagnetica di se stesso a fluidi e cellule.

"Se i risultati sono corretti" dice Jeff Reimers, dell' Università di Sidney, "sarebbe l'esperimento più significativo realizzato negli ultimi 90 anni, e che richiederebbe una nuova valutazione dell'intero impianto concettuale della chimica moderna". Montagnier avrebbe non solo ottenuto risultati su questa presunta emissione elettromagnetica del DNA, ma anche la prova che alcuni enzimi possano ricreare del DNA a partire da questa impronta. Una sorta di teletrasporto quantistico del DNA. New Scientist ha contattato diversi ricercatori, che hanno reagito con scetticismo. "Non ci sono molti dati a disposizione" dice Jaqueline Barton, del California Institute of Technology, "e la spiegazione non mi convince". I dettagli dell'esperimento non sono infatti ancora disponibili, ma è stato possibile ottenere qualche informazione a riguardo. Due tubi adiacenti ma fisicamente separati tra loro sono stati posizionati all'interno di una bobina di rame, e sottoposti ad una frequenza elettromagnetica molto debole. L'apparato è stato isolato dal campo elettromagnetico terrestre per evitare interferenze. Il primo tubo conteneva un frammento di DNA lungo circa 100 basi; il secondo conteneva invece acqua pura. Dopo 16-18 ore, entrambi i campioni sono stati indipendentemente sottoposti ad una reazione a catena della polimerasi (PCR), un metodo comunemente utilizzato per amplificare tracce di DNA utilizzando degli enzimi ( DNA-polimerasi) per creare diverse copie del materiale genetico originale.
Il frammento genetico è stato rilevato in entrambi i tubi, anche se il secondo conteneva soltanto acqua.
Questo fenomeno si sarebbe verificato soltanto quando la soluzione originale di DNA è stata sottoposta a diverse cicli di diluizione prima di essere piazzata all'interno del campo magnetico. In ogni ciclo, il DNA è stato diluito con un rapporto 1 a 10, e quello che è stato definito " DNA fantasma" è stato recuperato solo dopo 7-12 diluizioni dell'originale, e non a concentrazioni estreme simili a quelle utilizzate per l'omeopatia.

Il team di Montagnier suggerisce che il DNA emetta delle frequenze elettromagnetiche in grado di modificare la struttura molecolare dell'acqua. Questa struttura sarebbe poi stata preservata e amplificata attraverso effetti di coerenza quantica, e dato che imitava la forma del DNA originale, gli enzimi hanno scambiato la struttura per il DNA stesso, utilizzandola per creare un modello del materiale genetico originale.
"La struttura si distruggerebbe istantaneamente" dice Felix Franks, chimico che ha studiato l'acqua nel corso della sua carriera accademica. "L'acqua non ha memoria" dice Franks. "Non si può fare un imprinting e recuperarlo più tardi".

Giuseppe Vitiello, collega di Montagnier dell'Università di Salerno, sostiene invece che i risultati siano affidabili. "Escluderei la contaminazione. E' molto importante che altri gruppi replichino l'esperimento".
Montagnier afferma che tutti i dettagli del suo esperimento non saranno svelati fino a quando la ricerca non sarà accettata per la pubblicazione. "Di certo" dice Montagnier "saprete che i ricercatori non rivelano il contenuto dettagliato del loro lavoro sperimentale prima dell'apparizione nei giornali scientifici".

Un documento di 10 pagine sui risultati di Montagnier lo trovate qui: DNA waves and water

Fonte: Ditadifulmine.com


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