30 marzo 2018

Tre invenzioni "moderne" che esistevano Milioni di anni fa

Una figura umana incisa su una pietra risalente a circa 65 milioni di anni fa che regge un telescopio, un’invenzione attribuita a Galileo nel 1609. (Courtesy of Eugenia Cabrera/Museo Cabrera)

Esistono prove che dimostrano come le civiltà preistoriche fossero evolute quanto la nostra o forse anche di più. Queste prove potrebbero rimettere in discussione le nostre certezze scientifiche. Non sarebbe la prima volta: la storia, del resto, dimostra che la scienza si è sbagliata di grosso in moltissime occasioni. I cambiamenti sono accompagnati da numerose polemiche. Le seguenti scoperte sono state contestate, ma alcuni scienziati hanno sostenuto che si tratta della prova inconfutabile che decine di migliaia, se non addirittura molti milioni di anni fa, l’uomo viveva sulla Terra con le stesse conoscenze e la stessa cultura dell’uomo moderno.


1. Un reattore nucleare risalente a 1 miliardo e 800 milioni di anni fa

Nel 1972, una fabbrica francese importò uranio grezzo dalla miniera di Oklo, nella Repubblica del Gabon in Africa. Per sua sorpresa, scoprì che l’uranio era stato già estratto.

Si scoprì che il sito di origine era un reattore su larga scala altamente avanzato, esistito 1 miliardo e 800 milioni di anni fa e rimasto in funzione per circa 500 mila anni.

Gli scienziati si sono riuniti per studiare il caso e molti di loro lo hanno indicato come un fenomeno sorprendente, eppure naturale.

Il dottor Glenn T. Seaborg, ex capo della Commissione per l’Energia atomica degli Stati Uniti e vincitore del premio Nobel per il suo contributo sulla sintesi dei materiali pesanti, ha spiegato per quale motivo non si tratta assolutamente di un fenomeno naturale, bensì di unreattore nucleare artificiale.

Perché l’uranio ‘bruci’ in una reazione, occorrono condizioni molto precise.

Prima di tutto, l’acqua deve essere estremamente pura. Molto più pura di quella che esiste in qualunque parte del mondo.

Il 235U è l’elemento necessario per la fissione nucleare. È uno degli isotopi naturalipresenti nell’uranio.

Diversi specialisti di ingegneria nucleare hanno affermato che l’uranio di Oklo non poteva contenere quantità di 235U sufficienti a innescare una reazione naturale.

Inoltre, sembrava un reattore più avanzato di qualsiasi congegno che potremmo costruire oggi. Si estendeva per interi chilometri e l’impatto termico sul territorio circostante era limitato a un raggio di 40 metri. I rifiuti radioattivi sono trattenuti ancora dagli elementi geologici e non hanno superato il sito minerario.

The Oklo, Repubblica del Gabon, sito del reattore nucleare (Nasa)



2. Una pietra peruviana raffigurante un antico telescopio e abiti moderni


Si ritiene che Galileo Galilei abbia inventato il telescopio nel 1609. Una pietra che sembra risalire a 65 milioni di anni fa, tuttavia, mostra una figura umana intenta ad osservare le stelle con un telescopio.

Circa 10 mila pietre conservate nel Museo Cabrera di Ica, in Perù, raffigurano uomini preistorici che indossano copricapi, abiti e scarpe. Alcune pietre mostrano scene simili a trapianti di organi, parti cesarei e trasfusioni di sangue; altre rappresentano incontri con i dinosauri.

Sebbene alcuni affermano che si tratta di falsi, il dottor Dennis Swift, che ha studiato archeologia presso l’Università del New Mexico, nel suo libro Secrets of the Ica Stones and Nazca Lines [I segreti delle Pietre di Ica e delle Linee di Nazca] ha fornito le prove che le pietre risalgono alle civiltà precolombiane.

Swift sostiene che uno dei motivi per cui le pietre furono considerate false negli anni 60 è che, all’epoca, si credeva che i dinosauri camminassero trascinando la coda, mentre le pietre raffigurano i dinosauri con la coda alzata, pertanto non sono state ritenute attendibili.

Studi successivi, tuttavia, hanno dimostrato che i dinosauri probabilmente camminavano con la coda alzata, così come sono rappresentati sulle pietre.


(Per gentile concessione di Eugenia Cabrera/Museo Cabrera)


3. Cultura avanzata nelle pitture rupestri

Le grotte di La Marche nella Francia Centro-Occidentale contengono raffigurazioni di oltre 14 mila anni fa di esseri umani con i capelli corti, le barbe curate e abiti su misura, a cavallo e vestiti con indumenti moderni.

Tutt’altra cosa rispetto agli abiti in pelle di animale che immaginiamo di solito.

Questi dipinti sono stati riconosciuti autentici nel 2002. Studiosi come Michael Rappenglueck dell’Università di Monaco sostengono che questi importanti repertivengono semplicemente ignorati dalla scienza moderna.

Rappenglueck ha studiato le avanzate conoscenze astronomiche delle civiltà paleolitiche e ha scritto: «Per alcuni anni è stata la stampa (con il supporto di materiale cartaceo e audiovisivo, strumenti elettronici e programmi per planetari) ad occuparsi di promuovere la conoscenza della protoastronomia (così come della protomatematica e di altre protoscienze) durante il Paleolitico».

Alcune pietre delle grotte di La Marche sono in mostra al Museo dell’Uomo di Parigi, ma quelle che ritraggono chiaramente gli uomini primitivi con un pensiero e una cultura non sono esposte.

Pittura rupestre delle Grotte di Altamira nel Padiglione Anthropos del Museo Moravo, Repubblica Ceca. (Wikimedia Commons)

Quando nel diciannovesimo secolo furono scoperte delle pitture risalenti a più di 30 mila anni fa in alcune grotte europee, queste sfidarono il comune concetto di preistoria. Uno dei più grandi critici della scoperta, Emile Cartailhac, subentrò dopo qualche decennio e diventò un punto di riferimento nella dimostrazione che le pitture erano autentiche e nella valorizzazione della loro importanza.

Le prime pitture furono scoperte nel 1879 da Don Marcelino Sanz de Sautuola, un nobile spagnolo e da sua figlia Maria nelle Grotte di Altamira. Le pitture mostravano un’inaspettata raffinatezza.

La scoperta è stata respinta fino agli inizi del ventesimo secolo, quando Cartailhac ha pubblicato uno studio su questi dipinti.



1 commento:

Anonimo ha detto...

Secondo alcuni, già gli Egizi conoscevano la lampada ad elettricità.

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