2 luglio 2012

IN CONTATTO CON ALTRI MONDI - UN ARTICOLO DI MAURIZIO BAIATA

Le storie di Budd Hopkins e John Mack

IN CONTATTO CON ALTRI MONDI
  
Le teorie contrastanti dei due professori ufologi sugli scopi e le modalità degli incontri con gli alieni


Due grandi figure della moderna storia ufologica sono accomunabili, per l’enorme contributo che hanno prodotto nel campo della ricerca sulle Abduction, i rapimenti alieni. Si tratta degli americani Budd Hopkins e John Mack. Accomunabili per la rilevanza del loro lavoro, ma non vicini nelle conclusioni. 

Hopkins, famoso artista e ufologo newyorchese scomparso per cause naturali nell’agosto 2011, aveva elaborato una teoria che ipotizzava come, alla base degli incontri fisici fra esseri umani e creature aliene, esistesse un progetto di ibridazione basato su incroci genetici.

Dai dati derivati dal suo studio su centinaia di soggetti umani maschili e femminili, emergeva un denominatore comune: gli organi sessuali rivestivano grande importanza. Sedati, ma coscienti di quanto loro accadeva, gli experiencers si ritrovavano misteriosamente sottoposti a esami medici che, quasi invariabilmente, riguardavano il loro apparato riproduttivo e, in particolare, l’estrazione di sperma e ovuli.

Secondo la teoria di Hopkins e di David Jacobs, docente di Storia alla Temple University di New York, il progetto alieno in seguito si svilupperebbe mediante l’alterazione dell’embrione fertilizzato con l’innesto di geni alieni, mantenendo in incubazione il feto nei soggetti femminili e seguendone lo sviluppo nel primo periodo di gestazione. La procedura si completerebbe mediante l’asportazione del feto in circostanze che le donne e i medici che le visitavano hanno generalmente ricondotto a gravidanze isteriche. Per Budd Hopkins, tale processo di ibridazione umano/alieno si direbbe concluso quando alla ’madre’, in fasi successive della sua vita, viene mostrato il frutto del proprio grembo, che non avrà modo di tenere per sé. Una visione agghiacciante delle finalità di un fenomeno che ha dimensioni planetarie. 

Ad essa si è posto in alternativa l’autorevole pensiero di un famoso psichiatra e premio Pulitzer, John Mack
Nei primi anni Novanta, ordinario di psichiatria alla Harvard University, Mack fu sensibilizzato proprio da Budd Hopkins ad affrontare la questione da un punto di vista psicoterapeutico. Hopkins infatti intuiva l’esistenza di un qualcosa che andava al di là della mera presa d’atto materiale del fenomeno e Mack raccolse il suo invito a occuparsi delle esperienze di contatto. Dopo un decennio di studi su circa duecento casi, in quei pazienti il docente di Harvard non riscontrò disturbi mentali, altre patologie o abusi di sostanze e invitò la comunità accademica ad avviare una seria indagine scientifica.

Il frutto dei suoi studi fu raccolto nel fondamentale Abduction: Human Encounters with Aliens’(“Rapiti – Incontri con gli Alieni” 1995, Arnoldo Mondadori Editore), nella cui introduzione Mack scrisse: “Un autore che s’imbarchi in un’avventura originale quanto la presente deve obbligatoriamente chiedersi se possano essere stabiliti dei legami con le sue opere precedenti. Nel mio caso, il filo conduttore è il tema dell’identità – ossia la volontà di scoprire chi siamo nel senso più profondo e più vero. In retrospettiva, questo obiettivo mi ha accompagnato sin dall’inizio, influenzando tanto le mie analisi cliniche dei sogni, degli incubi, delle motivazioni dei suicidi degli adolescenti, quanto le mie ricerche biografiche sui pazienti, gli studi sulla corsa alle armi nucleari e, più recentemente, sulla psicologia transpersonale. Sono arrivato alla conclusione che il fenomeno dei rapimenti ci costringa, se lo valutiamo seriamente, a riesaminare la nostra percezione dell’identità umana, a considerare chi siamo da una prospettiva cosmica”.

Una prospettiva che però, non interessava minimamente Harvard. In breve, davanti a Mack si parò il muro dell’istituzione e se il collegio accademico non lo bollò di eresia e processò come Galileo, egualmente lo accusò di cattiva condotta professionale. Non esistevano i presupposti per curare patologie del genere, sosteneva Harvard. Mack, reo di essersi allontanato dai criteri riconosciuti e dalle metodologie scientificamente fondate, dovette difendersi ricorrendo all’assistenza del formidabile legale di Los Angeles Daniel Sheehan e vinse la battaglia. Il collegio di Harvard dovette ammettere che i suoi studi avevano fondamento e gli consentì di proseguire il lavoro allargandone gli orizzonti e coinvolgendo nella ricerca trasversalmente docenti di Storia, Antropologia e altre discipline. 

Un pioniere, dunque, del quale ci si sarebbe aspettati che altri avrebbero ripercorso il cammino. Invece, dopo la sua morte, la categoria professionale degli psichiatri e degli psicoterapeuti, con rare eccezioni, ha continuato a ignorare l’idea stessa di un tale fenomeno, se non per dire che i soggetti vivono in un costante delirio della loro personalità.

Rispetto alle ragioni delle esperienze di contatto, Mack quindi affermava: “Si potrebbe pensare al progetto ibrido non tanto come al riflesso di un’opera di procreazione biologica o di colonizzazione, quanto all’evoluzione della consapevolezza. Ma per considerare questo, avremmo bisogno di mettere da parte la radicale scissione tra spirito e materia, o tra i mondi visibili o invisibili, che ha dominato sia la tradizione giudeo-cristiana che la scienza occidentale. Se potessimo ipotizzare un’integrazione tra coscienza e materia, o persino che le immagini fisiche o lo stesso mondo fisico siano una manifestazione di coscienza o spirito, l’apparente e a volte reale aspetto fisico del processo riproduttivo potrebbe essere visto come l’espressione concreta e fisica di un’energia o intelligenza cosmica, che risponde così al problema della minaccia alle forme di vita terrena, risultato dalla miopia umana e della sua capacità distruttiva. Ciò non vuol dire che gli alieni o gli ibridi non siano del tutto reali. Piuttosto, che il processo potrebbe verificarsi in gran parte su un altro regno, con una diversa frequenza vibratoria, una specie di limbo tra un regno e l’altro - né spirito né materia - che, per certi aspetti, può penetrare nel nostro mondo ed essere avvertito con tale vividezza da portare ad un’intensa convinzione e persino a sottili manifestazioni psichiche nei rapiti”. 

John Mack è morto a 74 anni, non per cause naturali. È stato travolto da un’auto guidata da un ubriaco, il 28 Settembre 2004, a Londra, Inghilterra, dove si trovava su invito della T.E. Lawrence Society di Oxford, per tenere una conferenza su Lawrence d’Arabia. In questo campo era una stella. Nel 1977 aveva ricevuto un Premio Pulitzer per la sua biografia sul Colonnello Lawrence. Dopo la sua relazione pomeridiana Mack aveva accettato di intervenire nuovamente in serata. 

Al termine della conferenza e dopo una cena con gli amici, Mack percorreva a piedi la Totteridge Road diretto all’abitazione presso la quale soggiornava. Fu un attimo. Mack fu investito sulle strisce pedonali da una Peugeot 306 guidata da uomo in stato di ebbrezza, stando a quanto dichiarato dalla Polizia della capitale britannica. Qualcuno allora disse, forse per esorcizzare il sospetto di un’eliminazione voluta da qualcuno, che Mack ricordava lo stereotipo del “professore fra le nuvole” e, non cosciente che in Inghilterra si guida a sinistra, ha guardato nel senso di marcia sbagliato. 

Sta di fatto che con il suo ultimo lavoro era andato ben oltre. Il suo libro ’Passport to the Cosmos – Human Transformation and Alien Encounters’ (’White Crow Books/John Mack’, 1999, inedito in Italia) aveva concluso: “Il fenomeno Abduction è soprattutto un’opportunità o un dono, una sorta di catalizzatore per l’evoluzione della coscienza nella direzione dell’emergente senso di responsabilità per noi stessi e per il futuro del pianeta”.  Inoltre, prima di morire stava scrivendo un libro di denuncia sui mali della guerra, sulle sorti di milioni di persone coinvolte in conflitti voluti da poteri forti e occulti, sul disastro ambientale e sul futuro del nostro pianeta. Ma questo il destino non glielo ha consentito. 


Nessun commento:

Posta un commento

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...