3 luglio 2014

GREGG BRADEN - LA NOSTRA VITA E LE NOSTRE CREDENZE CREANO LA NOSTRA REALTA'

Un pioniere della fisica, John Wheeler, ha affermato: «Se passa un giorno senza che abbiate scoperto nulla di strano, non è stata un granché di giornata».
Per uno scienziato, cosa c’è di più strano che scoprire che basta semplicemente osservare il mondo in un punto, per cambiare in qualche modo ciò che accade in un altro punto?… Ma questo è esattamente ciò che dimostrano le scoperte dei nuovi fisici. 

Già fin dal 1935 il Premio Nobel per la fisica, Albert Einstein, ha riconosciuto quanto simili effetti quantistici possano risultare sconcertanti, definendoli «spooky action at a distance» (bizzarrie quantistiche). In un articolo scritto insieme ai noti fisici Boris Podolsky e Nathan Rosen, egli affermava che «Non ci si potrebbe aspettare nessuna definizione ragionevole di realtà che permetta questa [azione a distanza]».

Oggi, sono proprio queste bizzarre anomalie, ad aver scatenato una grande rivoluzione nel modo in cui concepiamo noi stessi e l’universo. Gli scienziati hanno speso gran parte del XX secolo lottando per comprendere che cosa ci stia dicendo il fenomeno delle bizzarrie quantistiche sul funzionamento della realtà. Ad esempio, è un fatto acquisito che in determinate condizioni la coscienza umana influenza l’energia quantistica – la sostanza di cui è fatta ogni cosa. Questo ha spalancato le porte a una possibilità che supera i limiti di ciò che in passato siamo stati indotti a pensare del mondo. Oggi un insieme crescente di prove dimostra che questi inattesi risultati vanno oltre i semplici casi isolati costituiti dalle
eccezioni.

La domanda è questa: Quanto oltre? Gli effetti provocati dagli osservatori che influenzano i propri esperimenti, non saranno davvero una grande finestra aperta sul tipo di realtà che ci circonda? Se è così, allora dobbiamo chiederci: «Quegli effetti ci stanno anche dicendo chi siamo noi, all’interno di tale realtà?». La risposta a entrambe le domande è sì: le nuove scoperte raggiungono queste precise conclusioni, che rappresentano anche il motivo per cui ho scritto questo libro.

NON CI SONO OSSERVATORI

Gli scienziati hanno dimostrato che sebbene si possa credere di stare solo osservando il mondo circostante, in realtà è impossibile limitarsi semplicemente ad “osservare” qualunque cosa. Indipendentemente dal fatto che la nostra attenzione si concentri su una particella quantistica durante un esperimento in laboratorio, o su qualunque altro fenomeno – dalla guarigione del nostro corpo fisico, al nostro successo nella carriera o nei rapporti interpersonali – noi nutriamo aspettative, convinzioni e credenze su ciò che osserviamo. Talvolta siamo consciamente consapevoli di tali preconcetti, ma spesso non è così. Sono queste le esperienze interiori che entrano a far parte di ciò su cui ci focalizziamo. Attraverso l’“osservazione”, entriamo a far parte di ciò che stiamo osservando. Nelle parole di Wheeler, questo ci rende tutti “partecipatori”.
Perché? Quando concentriamo la nostra attenzione su un dato punto in un dato momento, coinvolgiamo la nostra coscienza. Apparentemente, nel vasto campo della coscienza non esiste una chiara linea di demarcazione che indichi dove finiamo noi e dove comincia il resto dell’universo. Concependo il mondo in questo modo, diventa chiaro il motivo per cui gli antichi credevano che tutto fosse connesso. Energeticamente, tutto lo è davvero.


Mano a mano che gli scienziati continuano a esplorare cosa significhi esattamente essere dei partecipatori, si accumulano ulteriori prove che conducono a una conclusione inevitabile: viviamo in una realtà interattiva, dove modifichiamo il mondo che ci circonda cambiando ciò che accade all’interno di noi mentre lo osserviamo – cioè i nostri pensieri, sentimenti e credenze.


L’implicazione: dalla guarigione e dalle malattie, alla nostra aspettativa di vita, al nostro successo nella carriera e nei rapporti personali, tutto ciò che sperimentiamo come “vita” è direttamente correlato a ciò in cui crediamo.


La conclusione: cambiare le nostre vite e i nostri rapporti, guarire il nostro corpo e portare la pace nelle famiglie e nazioni umane, richiede un semplice ma preciso mutamento della nostra modalità d’uso delle nostre credenze e convinzioni.

Per chi accoglie il pensiero scientifico inculcatoci durante gli ultimi tre secoli, perfino l’idea che la nostra esperienza interiore possa influire sulla realtà, suona come un’eresia bella e buona. Il solo pensiero sfuma i confini della zona di sicurezza che tradizionalmente ha mantenuto separate la scienza e la spiritualità – e che ha separato noi dal mondo in cui viviamo. Anziché relegarci al ruolo di vittime passive in un luogo in cui, ad esempio, le cose semplicemente “succedono” senza un motivo apparente, questo tipo di considerazione oggi ci pone decisamente al posto di guida nella vita.


Innegabilmente, tale posizione ci pone di fronte a riscontri capaci di confermare che noi siamo gli architetti della nostra realtà. Questa conferma ci permette anche di verificare che abbiamo il potere di rendere obsoleta la malattia e di relegare la guerra al ruolo di un ricordo del passato. Improvvisamente, la chiave* che proietta i nostri sogni più grandi nella realtà è a portata di mano. Tutto ritorna a noi: qual è il nostro posto nell’universo? Che cosa siamo destinati a fare nella vita? Cosa potrebbe essere più importante del trovare una risposta a tali domande, comprendendo le implicazioni che questa rivoluzione comporta per la nostra vita e scoprendo il significato che ha per noi? Nel mondo di oggi, in cui le maggiori crisi mai vissute dalla storia umana minacciano la nostra sopravvivenza, la posta in gioco non potrebbe essere più alta.

L'articolo è tratto da libro di Gregg Braden "La guarigione spontanea delle credenze" (Macro Edizioni, 2008).


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