13 giugno 2014

L'ENIGMA MICHAEL WOLF - PARTE SECONDA

Un piccolo frammento dall’aspetto metallico, lucido, leggerissimo, con numerosi microfori. È quel che resta di un’astronave aliena precipitata sul nostro pianeta? Così sosteneva Michael Wolf Kruvant, discussa gola profonda dell’ufologia. Aveva fornito questa prova fisica per dimostrare la sua partecipazione ai programmi segreti americani che coprivano la presenza di creature aliene sul nostro pianeta. Cose davvero dell’altro mondo. Le analisi hanno dimostrato che si tratta di silicio puro al 99,99 per cento, sottoposto ad una temperatura elevatissima che lo ha praticamente fuso. Nulla, però, che ne dimostri la provenienza extraterrestre. I test sono stati effettuati anni fa in Italia, come spiega lo speciale pubblicato dalla rivista X-Time dello scorso marzo, dedicato proprio alla figura enigmatica di Wolf e a quei due giorni trascorsi nella sua casa del Connecticut dai giornalisti Paola Harris ed Adriano Forgione, inviati da Maurizio Baiata, all’epoca loro direttore.

Un’esperienza straordinaria, affermano i reporter ancora oggi. Quell’uomo alto, dal sorriso affascinante e già molto malato, sembrava aver vissuto almeno due vite. Da ragazzo, aveva preso parte, come figurante, al film di Federico Fellini 8 e ½ : lo proverebbero alcune foto in bianco e nero che custodiva. Poi, la sfolgorante carriera universitaria: diceva di essere Dottore in neurologia, fisica teorica, diritto internazionale, scienze informatiche e biogenetica. Insomma, un genio universale con doti uniche sfruttate dai servizi segreti Usa per sperimentare un metodo eccezionale di comunicazione mentale.

MICHAEL WOLF SUL SET DI 8 1/2 CON ALLE SPALLE IL REGISTA FELLINI

Il Trattamento Portale al quale si riferisce nella sua opera sarebbe la capacità che noi esseri umani abbiamo di sviluppare poteri psichici particolari , spiega Maurizio Baiata, che ha curato la nuova edizione italiana del libro di Wolf, I guardiani del cielo-una trilogia. “Tutto questo nasce da una forma di allenamento: al di là di come siamo conformati da un punto di vista cerebrale, è possibile arrivare a capacità mentali avanzate tese soprattutto ad entrare in contatto con loro, con gli Altri, attraverso la via telepatica. Comunicano con te attraverso onde cerebrali che partono da non si sa dove-da una realtà apparentemente separata dalla tua, forse multidimensionale- entrano nella tua realtà e tu interagisci con loro telepaticamente. Il Trattamento Portale era stato sviluppato per conto della NSA”.

Wolf aveva però deciso di raccontare i retroscena di quella vita passata nei laboratori segreti d’America, a cospirare alle spalle dell’ignara umanità. Un peso insostenibile che lo avrebbe indotto a scrivere il libro e a rivelare- a modo suo, con uno stile a metà tra la fiction e il sogno- quelle realtà agghiaccianti con le quali era entrato in contatto. A spingerlo a quella scelta, anche un dramma personale: la morte in un incidente stradale della moglie e dell’adorato figlio, di appena 17 anni.

Tra le tante colpe di cui si sentiva responsabile, c’era poi la fine di un individuo particolare. Il dottor Wolf infatti si attribuiva anche la creazione di un clone umano, fatto sviluppare fino all’età adulta, da lui educato ed istruito come un secondo figlio, ma dalla sorte drammatica. “Non è riuscito a salvarlo, alla fine” spiega Baiata.

WOLF, PAOLA HARRIS E ADRIANO FORGIONE NELLA SUA CASA NEGLI ANNI '90

“J.O.E era un essere umano costruito artificialmente con la clonazione, verso la fine degli anni ’70, inizio anni ’80. Da chi? Dai militari americani. Lo scopo? La creazione di un supersoldato, indistruttibile, più potente dell’essere umano, una specie di Robocop, virtualmente identico a noi in tutto e per tutto. Soltanto che venne messo alla prova e poi fu comunicato a Wolf che il test non era andato bene e che J.O.E. era stato eliminato. La prova era molto semplice: gli ordinarono di uccidere con un colpo di pistola o di un’altra arma da fuoco un cucciolo di cane indifeso. Lui si rifiutò. Ed stato terminato.”

J.O.E. , proprio come il protagonista di un film per tv americana del 1985, Humanoid Defender, nel quale uno scienziato dava vita ad un clone umano, usato per la guerra, denominato con la sigla di J-type Omega Elemental e che ad un certo punto si ribellava agli ordini ingiusti dei suoi superiori. Tutto stranamente coincidente. Troppo. Chi ha copiato chi?

Il fratello di Michael, dopo la sua morte, ne ha poi demolito la figura e la credibilità. Ha affermato che era solo un appassionato di fantascienza, senza nessuna competenza accademica, e che tutto quello che aveva scritto era pura invenzione. Aveva mentito, su tutto. Non si era mai sposato, non aveva mai avuto figli. Aveva sofferto fin da ragazzo di disturbi mentali. La video intervista è ancora visibile sul web e sembra chiudere in modo definitivo ogni dubbio sul caso Wolf.

FRAMMENTI DI WOLF

Ma per Maurizio Baiata invece la verità sarebbe un’altra: l’autore di “The Catchers of Heaven” non era un bugiardo, un pazzo o un disinformatore. Anzi. “Era il più grande rivelatore ufologico di tutti i tempi. Secondo me, nessuno lo batte, neppure lo stesso Philip Corso o gli altri che hanno avuto a che fare con i segreti dell’ Area 51 o con altre situazioni completamente coperte dal cover up, dal segreto di Stato assoluto americano o di altri Paesi.”


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