3 agosto 2014

LA MEDITAZIONE MODIFICA POSITIVAMENTE IL CERVELLO E RIPARA IL DNA

Rinforza il sistema immunitario, previene le malattie, combatte la depressione e attiva il cervello. La pratica della meditazione promette di allungare la vita umana e modificare i geni responsabili di molte malattie. Ad essere sotto esame oggi, sono i benefici molto “terreni” che si possono ottenere con l’antica pratica della meditazione. Lo dimostra, innanzitutto, uno studio realizzato dall’Università di San Francisco, che mette d’accordo scienza e tradizione, visto che può contare sull’endorsement del “Dalai Lama” e di “Elisabeth Blackburn”, premio Nobel per la medicina nel 2009, per i suoi studi sui telomeri, ossia i cappucci di materiale genetico posti in cima ai cromosomi, la cui lunghezza è collegata all’invecchiamento.

Ed è proprio sui telomeri che agisce la meditazione: i ricercatori hanno ingaggiato un maestro spirituale e gli hanno chiesto di insegnare la pratica della meditazione ad alcuni volontari. Il protocollo prevedeva due sessioni di gruppo e sei ore di meditazione individuale al giorno, per tre mesi. Alla fine, coloro che avevano seguito le indicazioni del maestro, avevano un livello di telomerasi (l’enzima che ricostruisce i telomeri, quando questi si accorciano) del 30 per cento superiore a quello misurato in altri 30 volontari sani e simili per età, sesso e condizioni di salute, che non avevano fatto la meditazione.

Essendo la misurazione della telomerasi un indice certo e assai preciso, questo studio mostra come questa antica pratica orientale, rallenti di fatto il processo di invecchiamento e lo faccia agendo sul cervello, nel quale induce reazioni capaci di aiutare la gestione dello stress e capitalizzare le sensazioni di benessere. Tanto che alcuni ricercatori sostengono che la meditazione attivi una naturale tendenza del nostro organismo al rilassamento, insomma

Una conferma ulteriore arriva da uno studio realizzato in collaborazione dal “Massachusetts General Hospital” e dal centro di genomica del “Beth Israel Deaconess Medical Center”, che mostra come la meditazione modifichi l’attività di geni collegati con l’infiammazione, la morte cellulare e il controllo dei radicali liberi, responsabili di molti danni al DNA. E quindi, ancora una volta aiuti a rallentare l’invecchiamento, e a farlo con una rapidità insospettabile per una pratica così “soft”: due mesi di pratica bastano infatti a modificare circa 1.500 geni. Agire sull’attività della mente, altera quindi il modo in cui il nostro organismo attiva istruzioni genetiche fondamentali.


Neuroni di ricambio

Mentre genetisti e biologi molecolari indagano sul fatto che la meditazione allunghi la vita, e su come possa modificare la struttura del nostro cervello, si è anche riscontrato che pratiche diverse di meditazione, attivano aree differenti nel cervello. Lo conferma uno studio da poco pubblicato su “Brain Research Bulletin”, che conferma gli effetti della meditazione sulla plasticità del cervello. Poche settimane di meditazione bastano ad ottenere cambiamenti importanti, contribuendo a sviluppare aree della corteccia cerebrale, legate all’attenzione e all’elaborazione visiva e uditiva. In pratica meditare ci aiuta ad essere più attenti al contesto che ci circonda, rafforzando la plasticità cerebrale e riducendo i danni legati all’età. E non c’è bisogno di ritirarsi in un monastero: un recente studio dell’università di “Wake Forest” a Winston-Salem, mostra che quattro giorni di pratica meditativa possono essere sufficienti a renderci più lucidi e attenti.



La meditazione aiuta il sistema immunitario

Diversi studi mostrano inoltre con chiarezza, che la meditazione riesce a modulare l’attività del sistema immunitario. Come afferma “Francesco Bottaccioli”, presidente onorario della “Società italiana di Psiconeuroendocrinoimmunologia”, la meditazione mette l’organismo in condizione di reagire con efficacia alle “aggressioni”, evitando pericolosi eccessi di infiammazione. Lo conferma anche uno studio pubblicato dalla rivista “Brain Behaviour and Immunity”, su donne malate di tumore al seno, in cui si afferma che le donne che avevano imparato a meditare, avevano livelli di “cortisolo” decisamente più bassi delle altre, e riuscivano a recuperare in breve tempo un profilo immunitario analogo a quello di una persona sana. Altri studi mostrano che la meditazione aiuta i malati oncologici a tenere sotto controllo ansia e stress. In particolare, un gruppo di ricercatori dell’università del Wisconsin, ha preso in esame 43 studi, arrivando alla conclusione che la meditazione può aiutare i malati oncologici a combattere l’insonnia, ma anche la cosiddetta “fatigue”, la spossatezza, effetto collaterale di molte terapie.

Controllo del dolore

Ma i risultati più rivoluzionari sono forse quelli ottenuti nel controllo del dolore. Lo conferma uno studio recentissimo realizzato dall’Università di Montreal, e pubblicato dalla rivista “Pain”, secondo il quale la “meditazione Zen” riduce la sensibilità al dolore. E lo fa in modo particolarmente sofisticato: la risonanza magnetica mostra che la meditazione interrompe le comunicazioni tra le aree del cervello deputate alla ricezione del dolore, e quelle legate alla percezione della sensazione dolorosa, come l’amigdala, l’ippocampo e la corteccia prefrontale. Inoltre chi medita, è al contempo in grado di escludere l’interpretazione del vissuto soggettivo, e quindi la sofferenza. Un dato che potrebbe avere implicazioni importanti per chi soffre di dolore cronico. Un altro studio pubblicato sulla stessa rivista, indica infatti che la pratica di una “meditazione Yoga”, può contribuire ad attenuare i sintomi della fibromialgia, un disturbo caratterizzato da dolore muscolo scheletrico cronico.

Antidepressivi e meditazione

La meditazione come antidepressivoA confermare invece l’effetto della meditazione come antidepressivo, è uno studio pubblicato dall’autorevole “Archives of General Psychiatry”. Un gruppo di pazienti in cura per depressione, è stato trattato con farmaci fino alla scomparsa dei sintomi. A quel punto il gruppo è stato diviso in tre: alcuni pazienti hanno cominciato a praticare una terapia cognitiva basata sulla “meditazione mindfulness”, finalizzata al controllo delle emozioni, altri hanno continuato ad assumere il farmaco, e il terzo gruppo solo placebo. Dopo 18 mesi, si è visto che meditazione e farmaci risultavano altrettanto efficaci nel contenere le ricadute, limitate al 30 per cento dei pazienti, rispetto al 70 di chi aveva assunto solo placebo.

Grazie alla meditazione, dunque, sembra possibile far durare nel tempo i risultati ottenuti con i farmaci, venendo incontro alle esigenze dei molti che non vogliono prolungare la terapia, e possono essere a rischio di ricadute. La meditazione, in sostanza, consentendo di regolare le emozioni e di osservarle con un certo distacco, può aiutare questo tipo di pazienti a mantenere uno stato di serenità, senza più l’utilizzo di farmaci. Altri studi mostrano che praticare la meditazione aiuta a controllare gli stati emozionali estremi, soprattutto la paura, agendo sull’attività dell’amigdala. E che ciò abbia un effetto non solo sui sintomi ansioso depressivi, ma, come abbiamo già detto, anche sui livelli ormonali legati agli effetti fisiologici dello stress.

Meditazione, osservazione consapevole

Come si svolge la meditazione e soprattutto quanto è importante praticarla? La meditazione è sicuramente, almeno in occidente, alquanto sottovalutata, di conseguenza non sappiamo cosa davvero significhi “meditare”. Osho sosteneva, ad esempio, che l’atto della meditazione può avvenire anche mentre spazziamo il pavimento, perché per meditare è sufficiente essere consapevoli e presenti nell’atto che stiamo eseguendo, ossia nel “qui e ora”.

Ecco dunque un breve passo di Osho

“La meditazione è solo una tecnica per raggiungere lo stato dell’estasi, lo stato di ebbrezza divina. E’ una tecnica semplice, ma la mente la rende molto complicata. La mente deve renderla molto complicata e difficile, in quanto le due realtà non possono coesistere. La meditazione è infatti “la morte della mente”, la quale naturalmente, si oppone ad ogni sforzo teso verso la meditazione”.

“L’osservazione è la chiave della meditazione. Osserva la tua mente. Non fare nulla. Limitati ad osservare qualsiasi cosa faccia la mente. Non disturbarla, non prevenirla, non reprimerla, non fare assolutamente niente in prima persona. Limitati ad essere un osservatore. Il miracolo dell’osservare, è la meditazione”.

“Allorché ti limiti ad osservare, pian piano la mente si svuota di pensieri. Ma non ti addormenti, al contrario divieni più sveglio, più consapevole. E con lo svuotarsi della mente, la tua energia diviene una fiamma di risveglio. Allorché la mente è assolutamente assente – se n’è andata del tutto, e non la riesci più a trovare da nessuna parte – per la prima volta, diventi consapevole di te stesso, perché la stessa energia che era assorbita dalla mente, non trovandola più, si ribalta su sé stessa”.

“Grazie all’osservazione, la mente e i pensieri scompaiono. E il momento più estatico, si ha quando ti ritrovi pienamente all’erta, senza che esista in te un singolo pensiero… ma solo il cielo silente del tuo essere interiore”.

“Questo è il momento in cui l’energia si volge all’interno: questa inversione è improvvisa, è repentina! E quando l’energia si volge all’interno, porta con sé una gioia infinita. Quando la meditazione ritorna alla propria sorgente, esplode in una gioia immensa. Questa gioia, nel suo stadio supremo, è illuminazione“. (Osho)

fonte

Condividi basta un click!

1 commento:

antonio ha detto...

Esistono svariate ricerche scientifiche che lo dimostrano, qui ne parlano: http://happily.it/meditazione-modifica-il-cervello/

Posta un commento

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...