
LONDRA — Rossi, blu, gialli. E ovali, triangolari, panciuti, sottili, acuminati. Nei cieli inglesi il traffico di Ufo, negli anni Ottanta e Novanta, era da esodo estivo. Allucinazioni? O gli alieni giocavano a nascondino? Il ministero della Difesa britannico ha una sezione che si occupa di dischi volanti o cose del genere. E conserva tonnellate di denunce, rapporti, indagini (persino della mitica Royal Air Force, la Raf) su incontri ravvicinati del terzo tipo avvenuti qua e là nel Regno Unito, fra il 1980 e il 1996. Una bella parte di questo «tesoro» ieri è stata liberata dal segreto e regalata agli Archivi Nazionali. Tutto si può dire ma su un particolare non c'è da discutere: Londra ha sempre preso la questione molto sul serio. A cominciare dal cosiddetto incidente

Nel suo rapporto del 13 gennaio 1981, spedito anche al governo britannico, il colonnello statunitense Charles Halt indicò altri particolari: che l'area era stata contaminata da raggi beta-gamma; che la notte successiva era ricomparsa una «luce rossa pulsante» e si era allontanata nel cielo. A Londra il ministero della Difesa si occupò della storia con il massimo della serietà. Ma non ne venne a capo: fantasie o alieni? I bagliori della foresta nel Suffolk diventarono un caso nazionale che, si sa ora, entrò nella stanze del governo di Margaret Thatcher. Il segretario della Difesa, ovvero il ministro Michael Heseltine, optò per la prima ipotesi (fantasie). Ma Lord Hill-Norton, capo delle forze armate lo ammonì per iscritto il primo maggio del 1985: «Ignorare gli avvistamenti può essere un banana skin (un passo falso)». Lui ci credeva. Ed era pure in buona compagnia. Di piloti Raf colpiti da sindrome da Ufo ve ne erano parecchi. Addirittura, qualche tempo dopo, il 31 marzo 1993, sir Anthony Bagnall, numero due del comando aereo, trovò sulla scrivania un memorandum: dalle parti della base Raf di

Fabio Cavalera
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